Arte di Totò in una pizza: O Cappiell

L’arte di Totò in una pizza: O Cappiell. Due figure, due simboli accomunati dallo stesso destino; umile la nascita tra la povera gente, sacrifici e stenti per poi raggiungere la fama incontrastata, il successo ed il consenso del pubblico.

La pizza, si sa, è l’emblema di Napoli, nata dall’umiltà del popolo povero che doveva ingegnarsi per mangiare e saziare lo stomaco per un’intera giornata e anche di più.

Fin dall’antichità, infatti, le donne erano solite scendere dalla collina del Vomero cantando canzoni ispirate ai versi della poesia popolare e portavano sulla testa la famosa “stufa” o “stuba” che teneva in caldo quei morbidi e bianchi panetti destinati a sfamare la povera gente che spesso mangiava la pizza quel giorno e la pagava dopo una settimana.

Ma umili furono anche le origini di Totò (soprannome che gli diede sua madre) nato nel Quartiere Sanità il 15 Febbraio del 1898 e che solo nel 1921, in seguito alle nozze della madre con il padre Marchese Giuseppe De Curtis, acquisendone tutti i titoli nobiliari, divenne addirittura Principe, un cambiamento che lo trasformò poi in seguito nel “Principe della Risata”.

Da qui la mia scelta di creare una pizza per Totò stereotipando il suo celebre cappello e nel contempo ricordando anche la mia indimenticabile esperienza da pizzaiuolo ad Istanbul proprio come il suo “Turco Napoletano” (Commedia del 1953).

Un’opera d’arte di pizza!

Ingredienti

  • 1 lt di acqua
  • 1.8 Kg di farina 00
  • 50 gr di sale da cucina
  • 4 gr di lievito di birra

Condimento

  • Ricotta di Bufala all’interno del bordo della pizza (chiamato “cornicione”)

Chiusura del cornicione

  • 40 gr di pomodoro San Marzano
  • 80 gr di Fior di Latte Basilico Fresco Olio EVO